Luci d'inverno - Acquerello 2008
Oggi mi sono recato in Posta per l'abbonamento al WWF.
Primo dopopranzo, sensazione di benessere per la temperatura mite e silenzio di quiete mi impediscono di rientrare subito in casa.
Prendo il marciapiede che porta ai Millepini e poi al Camposanto...
E' pulito, rispetto ai giorni di ghiaccio, + avanti posso vedere due lavoratori del Comune che stanno trattando i punti ancora insidiosi.
4 ciàcole col mio ex collega Franco (Ciao, come vàla... ma ze do ani che te sì in pension... no, caro, i ze 4 e mèzo...).
Poi affretto il passo per raggiungere presto il limitare del bosco dei frati e meglio osservare le vette dei monti che nuovamente la neve si accinge a velare. Piccole gocce sparse assecondano le previsioni meteo.
L'aria mi sfiora il volto leggera e mi induce sensazioni molte volte vissute in inverno all'aperto.
Il gracchiare di una cornacchia mi richiama improvviso alla presenza di Casa Vela (Villa Velo), racchiusa dentro il cerchio di mura che la proteggono (non sempre, visto che qualche furto ancora avviene) in una solitudine che ora fa proprio tristezza. Altèra e isolata, segno inequivocabile di tempi altrimenti vissuti dai Conti e certamente invidiati da gran parte della povera gente. Poca neve rimane ancora nel sottobosco, uno strato sottile ricopre i fiori di ortensia che non hanno perso la forma mentre il colore è divenuto caldo, di terra.
Supero i Millepini e ancora mi godo la Valle dell'Astico, il Caviojo e il Cimone, Cima Campolongo e il Monte Toraro. Luoghi che d'estate ho calpestato ma che non conosco d'inverno. Forse per questo mantengono il fascino dell'immaginario fiabesco e non mi stanco mai di scrutarli, di perdermi dentro spazi-forme che variamente disegnano un ambiente che appare pressocchè incontaminato.
A ridosso dei cupi cipressi decido di rientrare; mi scuote il clacson leggero dell'auto di don Stefano e appena dopo il lampo degli abbaglianti mossi da Giovanni Matteo. Piccole gocce continuano a punzecchiare i mattoncini del marciapiede; alzo il viso al cielo per sentirne il tocco e ascolto ancora il verso cornacchioso. Il Priaforà è ora velato di bianco mentre i picchi del Summano, rivolti a nord, sono del tutto ricoperti di neve. Entro in paese e osservo dalla piazza la mia casa; i suoi colori stanno sbiadendo e mi fanno pensare che anche per loro il tempo cammina. Apro la porta, salgo le scale e l'atmosfera in chiaroscuro che mi accoglie è quella che meglio conosco e che amo.
Sul bancone spicca un calendario di Creta: la mia amica girovaga ha ben pensato di non risparmiarmi qualche... moto di sana invidia. Va bene, dài, io posso comunque andare ai... piatti!